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L'eredità dell'orologeria sovietica (cccp)

Orologi russi/cccp > Contesto storico
L'immaginario dell'orologio sovietico: fardello e risorsa

Nei primi anni '90, la produzione di orologi russi comprendeva:
  • modelli già presenti a catalogo nei fine anni '80
  • modelli di nuovo disegno, alcuni commissionati dagli importatori, a tema militare per la maggior parte, ma non solo.
La "moda del sovietico", fu una fortuna, perché fece conoscere "l'orologio russo" all'Occidente, ma fu anche un fardello perché legò l'orologio russo allo stereotipo dell'orologio "militare", "semplice", "funzionale".
Le aziende, avevano compreso che la moda del sovietico sarebbe prima o dopo finita e cercarono di aggiornare la proria immagine, andando oltre l'immaginario che si era formato.
La creazione di una nuova percezione dell'orologeria russa, fu ostacolata dall'eredità del passato, secondo cui:
  • l'orologio sovietico/russo era l'orologio militare per eccellenza; per gli orologi, l'aggettivo "russo", era quasi sinonimo di "militare". Questo ostacolò l'apprezzamento del pubblico per le nuove creazioni che si allontanavano da questo cliché.
  • l'orologio sovietico costava poco e spesso non era esente da difetti. Questa idea fu dovuta per la maggior parte alla mole di orologi usati o di importazione parallela, portati in Europa direttamente dall'Unione Sovietica, da commercianti privati o dai migranti dall'Est.
Per i migranti dell'Europa dell'Est, gli orologi occupavano poco spazio, erano richiesti ed erano utilizzati come denaro contante, al posto della debole valuta locale dei paesi di provenienza.
In Italia ad esempio il fenomeno fu alimentato dalle comitive di polacchi in pellegrinaggio nei luoghi cristiani, come Roma o Assisi.
Spesso questi orologi erano usati, ma i più organizzati diventarono commercianti e portavano direttamente nei mercati rionali stock di esemplari nuovi.
Vi furono anche casi eclatanti, come quello mostrato sotto.
Contro le importazioni parallele (e non autorizzate) gli importatori, almeno in Italia, attuarono anche una campagna pubblicitaria; la differenza economica tra i propri modelli venduti nei negozi e quelli di importazione parallela era abissale.
Questi orologi costavano molto meno di quelli dell'importazione ufficiale, ma erano soggetti a meno controlli di qualità, per non parlare dei modelli usati, spesso con difetti.
Risalgono a questi anni addirittura le produzioni di imitazioni a meccanica cinese.
Nell'insieme, in parte del pubblico si creò l'idea che " l'orologio sovietico non costava troppo " e vista la percentuale di esemplari difettati, non " meritava di costare troppo ".
Infine, tra chi aveva apprezzato " l'orologo sovietico ", molti furono poco interessato alle nuove produzioni, perché "poco sovietiche", cioè lontane dallo stereotipo dell'orologio militare.
È sempre difficile cambiare le convizioni.
Il risultato fu che:
  • chi non si era mai veramente interessato all'orologeria sovietica, perché giudicata scadente, continuò a non interessarsene, anche di fronte ad un generale innalzamento della qualità
  • chi apprezzava gli orologi russo/sovietici, per l'economicità ed il rapporto valore/prezzo, si allontanò dalle nuove produzioni, più care

Per contro, la diffusione dell'orologio sovietico, inteso come orologio militare, è il motivo per cui ancora oggi, si parla di orologeria russa/sovietica; la "moda del sovietico", pur se chiudendo l'orologeria russa in un recinto da cui faticò ad uscire ed in cui ancora adesso spesso è rinchiusa, permise alla stessa orologeria di superare i primi duri anni di esistenza nel difficile mercato occidentale.
Potremmo dire, che senza i komandirskie e gli sturmanskie, l'orologeria russa/sovietica sarebbe finita nel dimenticatoio; così non fu e qualcosa.... è rimasto.
L'industria orologiera russa oggi

L'industria orologiera russa, oggi è fortemente ridimensionata rispetto al passato, per le difficoltà che abbiamo visto e per l'evoluzione globale del mercato degli orologi, diventato più di nicchia.
Le prospettive di vendita sono mutate e le aziende si sono adattate o sono risorte dopo il fallimento, in un ottica di rivalorizzazione del passato.
Possiamo dire che l'azienda che è rimasta più fedele a sé stessa è stata la Vostok. Continua da un lato a porsi in diretta concorrenza con la produzione a basso prezzo orientale, dall'altro lato offre produzioni più care in concorrenza con Seiko o ETA SA Manufacture Horlogère Suisse.
Delle altre aziende, la Raketa ha ripreso vita dal 2011 ed è una realtà a ciclo chiuso, producendo da sé tutti i componenti: la produzione è più limitata, ma è una realtà che ha coniugato la modernità con la riscoperta del proprio passato.

Tutto il settore comunque è in fermento, come ha dimostrato alla recente fiera degli orologi di Mosca 2023.
Oggi continuano ad esistere e ad operare:
  • Raketa (Petrodvorets watch factory) dopo esser fallita nel 1997, il suo marchio è stata rilanciata, re-interpretando il passato dell'azienda con nuove produzioni. Il medesimo gruppo possiede il marchio Pobeda, altro celebre marchio del passato sovietico.
  • Slava dopo essere fallita nel 2003 per bancarotta, è tutt'ora in attività. È una società di vendita al dettaglio ed online di orologi, ospita un museo dedicato all'orologeria russa ed è sede di riparazione e restauro di orologi. Ultimamente ha ripreso la produzione di serie limitate, sulla scia di quanto fatto da Raketa.
  • la terza fabbrica di orologi di stato a Penza,  Third State Watch Factory Penza (3ГЧЗ Пенза), anche conosciuta come Zaria (ZVEZDA,Заря), è ancora in attività ed è iscritta al consorzio Chasprom. Produce un ampia gamma di orologi, da polso, sveglie, orologi da parete, orientate prevalentemente al mercato interno ed orientale.
  • Vostok, continua a produrre orologi meccanici e oggi è tornata una realtà consolidata nel panorama russo, ma ha produzioni pensate anche per il mercato europeo.
  • Vostok Europe, è una joint venture nata nel 2004 con sede a Vilnius, partecipata anche dalla Vostok, nata per puntare ad un segmento più alto di quello di competenza Vostok
  • Molnija, è l'azienda produttrice della maggior parte degli orologi da tasca russi e sovietici, ma anche di orologi da cruscotto. Dopo esser fallita nel 2007, ha riaperto nel 2011.
Vi sono infine le diverse emanazioni della Poljot: la Poljot propriamente detta è infatti fallita nel 2005.
    • Poljot International nata dal 1994 dalla Poljot di Mosca è tutt'ora in attività
    • Alexander Shorokhoff , nata nel 2003 per opera del fondatore della Poljot International, come marchio "premium"
    • MakTime, fondata nel 1996 da due dipendenti ex-Poljot, arrivò nel 2007 ad essere tra le prime tre aziende russe orologiere ed acquisì dalla Poljot, nel 2005, la linea produttiva del cal. 3133. È fallite nel 2015.
    • Volmax nata nel 1997 da un gruppo di dipendenti fuoriusciti dalla Poljot, ha nel suo portafoglio numerosi marchi di modelli una volta Poljot:
      • Buran ed Aviator. Hanno entrambi sede in Svizzera e non mostrano più nessun accenno alla loro origine russa, ad eccezione di Buran che ha conservato lo stile di modelli di disegno Volmax.
      • Sturmanskie, marchio tutt'ora del gruppo Volmax.
Nella vecchia sede di Mosca al Marksistskaya Street, 34к5 continuano ad operare:
    • Poljot Chronos (Полет-Хронос), che tra i vari, produce il cronometro da marina 6MX. È questa l'azienda che più testimonia, con le proprie maestranze, la tradizione Poljot.
    • Dennissov, anch'essa nata da dipendenti Poljot, utilizza un nome attivo dal 1951
Infine, segnalo:
  • Platinor, una compagnia che non ha legami con la Poljot e che è stata tra le prime a puntare al mercato di nicchia dell'orologeria da oreficeria.

Da notare comunque che la Poljot International e la Alexander Shorokhoff sono formalmente aziende tedesche, pur ponendosi come continuatrici della tradizione orologiera russa.
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