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Orologi russi transizionali

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Gli orologi russi "transizionali"

Nell'orologeria russa, con il termine "transizionali" si allude a quegli orologi prodotti a cavallo tra la dissoluzione dell’USSR e la nascita della C.S.I., la Comunità degli Stati Indipendenti,  costituitasi  il 21 dicembre 1991 al termine di un processo politico e sociale, iniziato nel gennaio del 1990, che portò alla disintegrazione dell’Unione Sovietica.
Semplificando, il periodo transizionale è quello in cui l'USSS non c'era più, la Russia stava rinascendo (politicamente), ma non si era ancora imposta sugli altri Stati e la CSI aveva appena preso forma e non si sapeva cosa sarebbe stata; in sintesi, non si sapeva se il futuro per tanti cittadini russi sarebbe stato "Made in Russia" o "Made in CSI".
In questo periodo, di transizione politica, si collocano gli orologi russi transizionali, che sono identici agli omologhi "made in urss", ma non recano il luogo di produzione.
Sono una tipoligia di quadranti soprattutto presenti nella produzione Boctok.
È importante sottolineare che questi quadranti recano il marchio della Casa o comunque il modello, a differenza delle produzione terziste.

Sotto, due esemplari di komandirskie modello carrista: uno siglato "сделано в ссср" (sdelano v sssr,  made in urss) e l'altro privo di indicazione, cioè "transizionale".
Differenza orologi "transizionali" e "terzisti"

Abbiamo scritto qui delle "produzioni terziste".

In sintesi gli orologi di "produzione terziste":
  • con quadranti di disegno originale, ma privi di marchio
  • con quadranti che partono da semilavorati della Casa e che possono recarne il marchio; si tratta in questo caso di quadranti originali (semilavorati, cioè non completi) a cui sono aggiunti loghi, generalmente di carattere miliare
  • movimento e sfere sono presenti nella contemporanea produzione ufficiale
  • la casse sono spesso le medesime della produzione ufficiale o a volte sono originali o ottenute da casse originali, cambiando ad esempio la ghiera

Gli orologi transizionali sono in sintesi orologi privi di indicazione dell'origine.
In tal senso, per quanto detto sopra:
  • molte produzioni terziste potrebbero essere indicate (anche) come transizionali, ma in realtà sembra che molti fossero assemblati in Polonia
  • sono transizionali anche molte produzioni ufficiali, recanti il marchio della Casa ed identiche a modelli omologhi sovietici

Si tratta in sintesi di due classificazioni che utilizzano un criterio di catalogazione diverso:
  • L'appellativo di orologio transizionale, usa come criterio di classificazione quello temporale
  • L'appellativo di "produzione terzista", usa come criterio di classificazione la fonte che ha prodotto il modello.

Sono due criteri diversi, che possono sovrapporsi; in epoca transizionale infatti era in pieno svolgersi la moda del sovietico in Germania, il che portò alla produzione di diversi modelli di "produzione terzista"; una produzione che continuò anche finito il periodo transizionale.
Contesto storico ed individuazione del periodo transizionale
Dal gennaio del 1990 al dicembre del 1991, con un’accelerazione degli eventi a partire dall’agosto del 1991, si ebbero grandi cambiamenti negli Stati che componevano l’Unione Sovietica.
La maggiore democrazia voluta da Gorbaciov, permise in molti Stati dell’USSR l’emergere di voci, da tempo latenti e prima messe a tacere,  di dissenso  verso il potere centrale sovietico, dal quale molti stati volevano affrancarsi
In alcuni Stati del blocco sovietico, quelli della zona del Mar Baltico, grazie alle elezioni del 1990, le prime nella storia, andarono al governo partiti che in breve ottennero l’indipendenza da Mosca e l’uscita dall’USSR.
Di fronte a queste spinte secessioniste e rivoluzionarie verso il potere ufficiale, Gorbaciov ed il suo entourage offrono la prospettiva di un cambiamento da percorrere insieme, riformista, ma non demolitore, un cambiamento anche forte, ma spalmato nel tempo, condiviso, cercando di raggiungere un compromesso tra i conservatori ed i più riformisti.
Alla fine, come spesso capita in questi casi, chi si poneva come cuscinetto di contatto tra le parti opposte, restò solo.
Il 19 agosto 1990, all’indomani dell’entrata in vigore di un trattato tra gli stati dell’Unione  Sovietica che avrebbe sancito una nuova forma della confederazione, Gorbaciov fu tradito dall’ala più conservatrice del  potere sovietico e fu destituito nell’agosto del 1991, da un golpe che dopo 3 giorni fallì, grazie alla resistenza di molti moscoviti, guidati da Eltsin, un esponente politico dell’ala più riformatrice.
La conclusione di quel golpe, indebolì Gorbaciov, che non apparve più garante di tutte le parti, fece apparire inaffidabili le forze conservatrici ed in sintesi accrebbe il consenso attorno  ad Eltsin, presidente della Federazione Russa (lo stato principale dell'Unione).
Mentre soltanto il 17 marzo del 1991, in un referendum,  il 75% degli elettori nell’Unione Sovietica si era detta favorevole a mantenere l’Unione Sovietica, purché riformata, in un nuovo referendum  del 1 dicembre 1991, il 90% degli elettori votarono a favore dell’indipendenza di ciascuno Stato dagli altri.
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Il 26 dicembre 1991, l’Unione Sovietica cessò di esistere, sostituita dalla Comunità degli Stati Indipendenti, che nacque per mantenere dei rapporti economici privilegiati tra gli stati aderenti e per garantire alla Russia il mantenimento di una zona di influenza.
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